|
Una base sicura
Applicazioni cliniche della teoria dell’attaccamento
di John Bowlby
In questo testo, edito per la prima volta nel 1988, Bowlby presenta ad un pubblico di clinici lo stato attuale della ricerca sui problemi emotivi che hanno origine nell’infanzia.
Vengono inquadrate le origini e lo sviluppo della teoria dell’attaccamento. La costruzione teorica viene delineata a partire dal tipo di approccio su cui si basa e dai suoi postulati. In seguito vengono esposte differenze e analogie con altre teorie, in particolare la psicoanalisi, e il percorso, fatto di studi e pratiche cliniche, che ha portato la teoria dell’attaccamento ad essere oggi ampiamente accettata e riconosciuta. Bowlby sottolinea come l’attaccamento sia un fenomeno naturale e funzionale, distanziandosi così dalla psicoanalisi e dall’accezione negativa di “dipendenza” che il termine attaccamento assume per quest’ultima.
Alcuni capitoli sono la trasposizione di interventi di Bowlby in convegni scientifici.
L’ultima parte del testo tratta del processo terapeutico alla luce della teoria dell’attaccamento.
Bowlby parte dalla convinzione che molti problemi emotivi, anche dell’età adulta, abbiano una causa d’origine nella relazione genitore-figlio a partire fin dalla nascita. Il concetto chiave della teoria dell’attaccamento di Bowlby è che un bambino è in grado di svilupparsi in modo sano quando sente di avere una base sicura da cui partire per esplorare il mondo. Questa base sicura è presente solo quando il bambino ha instaurato con la madre (o con una figura genitoriale) un certo tipo di relazione che Bowlby definisce come attaccamento sicuro. Avere una base sicura significa per il bambino avere la fiducia nella disponibilità, nell’aiuto e nella comprensione che il genitore gli darà in caso di avversità, pericolo o bisogno.
In base alla presenza o meno di queste caratteristiche nella relazione, tutte le relazioni genitore-figlio possono essere classificate secondo tre diversi modelli. Oltre al modello di attaccamento sicuro, esistono l’attaccamento di resistenza angosciosa e il modello di evitamento angoscioso.
Nell’attaccamento di resistenza angosciosa il bambino non ha la certezza che il genitore sia pronto a venire in suo aiuto in caso di bisogno; il bambino proverà perciò angoscia da separazione ed esplorare il mondo gli creerà ansia. Nel caso dell’evitamento angoscioso il bambino si aspetta di essere abbandonato o rifiutato dal genitore. Un individuo che cresce in base a questo modello cercherà di diventare autosufficiente facendo a meno dell’amore e della comprensione degli altri.
Questi modelli di comportamento, che si instaurano quindi a partire dalla tenera età, mostrano una tendenza a rimanere inalterati e a riproporsi anche nella vita adulta.
Bowlby è giunto a formulare questa teoria a partire dall’osservazione del legame del bambino verso la madre e delle modalità con cui il bambino interagisce con il mondo circostante. Nell’osservare la natura del legame con la madre Bowlby ha assunto un approccio di tipo etologico. In base a questo approccio, tale legame sarebbe la risultante di un sistema, in parte preprogrammato, di schemi comportamentali che nell’ambiente normale si sviluppa durante i primi mesi di vita e che ha l’effetto di mantenere il bambino in una più o meno stretta prossimità con la figura materna (comportamento di attaccamento). Come per il comportamento di attaccamento, anche per il comportamento genitoriale Bowlby assume che questo sia in parte predeterminato, cioè pronto a svilupparsi secondo certe linee quando le condizioni lo permettono. Secondo Bowlby quindi, un genitore sente una forte spinta a comportarsi secondo certe modalità tipiche verso il proprio neonato, per esempio tenendolo protetto e nutrito. Questi schemi comportamentali ideali avrebbero la funzione di garantire la sopravvivenza e la continuità della specie in tutti i mammiferi, compreso l’uomo, e avrebbero quindi un’origine di tipo biologica.
I comportamenti vengono però anche appresi, sia dall’osservazione di altri genitori sia dall’interazione con un neonato. Quindi oltre ad avere forti radici biologiche, il comportamento genitoriale si manifesta in ciascuno in modo dipendente dalle esperienze fatte, soprattutto nel corso della propria infanzia. Esistono numerosi dati clinici sul fatto che i sentimenti e i comportamenti di una madre nei confronti del figlio sono profondamente influenzati dalle sue esperienze personali, specialmente quelle avute con i propri genitori.
|
|